Direttiva CSRD e Pacchetto Omnibus: l’Italia spinge per un approccio sostenibile, proporzionale e flessibile

Nel contesto delle negoziazioni europee sul Pacchetto Omnibus, l’Italia si distingue per una proposta pragmatica e attenta alle esigenze del sistema imprenditoriale, in particolare delle PMI. Il dibattito coinvolge 14 Stati Membri e riguarda le modifiche alle direttive europee sulla rendicontazione di sostenibilità (CSRD) e sulla due diligence (CSDDD). Obiettivo comune: semplificare senza indebolire l’efficacia degli obiettivi ESG del Green Deal.

Un fronte europeo per la semplificazione sostenibile

Diversi Paesi, tra cui Germania, Estonia, Finlandia e Lussemburgo, condividono la necessità di alleggerire il carico amministrativo sulle imprese, senza compromettere la credibilità della transizione sostenibile. Le proposte convergono su alcuni punti:

  • Rendere volontari alcuni requisiti di due diligence;
  • Introdurre flessibilità nella raccolta dati lungo le catene del valore;
  • Ridurre la rigidità nella rendicontazione per le PMI.

La posizione dell’Italia: proporzionalità e realismo

L’Italia avanza una proposta differenziata e concreta, orientata a tutelare le imprese senza rinunciare agli impegni di sostenibilità. In particolare:

  • Propone di ridurre la soglia dimensionale per determinati obblighi CSRD da 1000 a 500 dipendenti, distinguendo tra chi è soggetto a rendicontazione completa e chi può adottare standard semplificati;
  • Sostiene la flessibilità nei requisiti per i revisori, insieme al Lussemburgo;
  • Chiede di escludere dall’obbligo di tracciabilità lungo la catena di fornitura i partner con meno di 1000 dipendenti, salvo accordi volontari;
  • Sottolinea la necessità di salvaguardare informazioni riservate, come brevetti e know-how, evitando che la rendicontazione ESG diventi un rischio competitivo.

Focus sulle PMI: attenzione, gradualità e strumenti di supporto

L’Italia difende un approccio graduale all’adozione degli European Sustainability Reporting Standards (ESRS), proponendo:

  • Un taglio dei data point irrilevanti;
  • Una valorizzazione degli indicatori quantitativi;
  • Una chiarificazione del principio di materialità.

In parallelo, viene ribadita l’esigenza di affiancare alla normativa strumenti concreti di supporto tecnico e finanziario, indispensabili per garantire alle PMI un’adeguata capacità di adeguamento.

La posizione italiana si distingue per equilibrio e visione strategica: proporre semplificazioni coerenti con i principi europei, ma adattate alla realtà operativa delle imprese. È un contributo rilevante a un processo che mira a rendere la transizione sostenibile non solo ambiziosa, ma anche accessibile e competitiva. Trovare il giusto equilibrio tra rigore normativo e sostenibilità amministrativa sarà la chiave per il successo del Green Deal europeo.

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